Africa Europa, una fraternità possibile, urgente, necessaria

Dicembre 2017

L’Africa sta tentando in tutti i modi di entrare sulle prime pagine dei giornali dell’occidente.

Dopo anni in cui se ne parlava solo nelle ultime pagine sotto la voce catastrofi naturali o eccidi di massa, l’Africa è letteralmente sbarcata sulle nostre coste.

Criminale è il nostro sistema economico controllato dai Media che per anni ha ignorato ciò che era evidente: Europa e Africa sono legate da sempre, il nostro destino di popoli liberi, prosperi è figlio del rapporto di sfruttamento dei popoli e delle risorse africane, dal colonialismo in poi, e anche prima.

Sapevamo benissimo che il sottosviluppo crea fame, disperazione, sovrapopolazione, emigrazione di massa, era già successo in Europa, soprattutto in Italia, Spagna e Grecia, fino al primo dopoguerra.

Una generazione intera di giovani, dalla Nigeria, Costa d’Avorio, Guinea, Mali, Senegal, Sudan, Eritrea , affronta un calvario disumano per raggiungere pace e sicurezza in terra d’Europa. Nessuno può più ignorarli. Saranno ricordati come la generazione che ha rotto, pagandolo sulla propria pelle, il muro dell’indifferenza: in 10 anni 30.000 morti.

È chiaro che la reazione del nostro Occidente ricco e miope è sempre la stessa: invasione, chiusura, respingimenti. Sappiamo tutti che non può bastare. Non è una questione solo umanitaria, è una scelta di logica politica che conosciamo bene, ci siamo già passati, soprattutto noi Italiani: senza sviluppo le migrazioni di massa non si arrestano, con tutte le difficoltà e i disastri che si portano dietro.

Ma ci sono dei segnali positivi in questa crisi globale?

Teniamo d’occhio il report della Banca Mondiale sullo sviluppo e il Report sulla condizione dei diritti dei minori dell’Unicef. Dal 1990 a oggi due indici fondamentali hanno dato risultati molto positivi: il numero di poveri assoluti (sotto la soglia dei famosi 1,9 $ al giorno) si è ridotto drasticamente dappertutto, soprattutto grazie ai progressi sociali in Cina, in India e in America Latina. In Africa sub-sahariana vivono ancora la maggior parte dei poveri assoluti, ma la loro percentuale, in rapporto alla popolazione è nettamente diminuita, tanto che a livello globale i poveri assoluti sono passati da 35% nel 1990 a 10,7% nel 2013 . Dati ancora più confortanti arrivano dalla mortalità infantile sotto i 5 anni, e dall’accesso all’istruzione di base, con riduzioni che vanno oltre il 50% in 20 anni. Questi dati, tra l’altro, sono in diretta connessione tra loro, visto che una madre che aumenta il proprio livello di istruzione riduce drasticamente sia la mortalità che il tasso di fertilità per donna e trasferisce queste benefici nelle generazioni successive.

Gli investimenti sulla cultura e sull’istruzione danno i loro frutti, in maniera esponenziale. Era questo il messaggio al centro dello storico vertice di Abjian in Costa D’avorio del 30 novembre 2017, evento oscurato quasi completamente dai media, che finalmente affronta il tema dell’emergenza immigrazione saldandola con un serio investimento sullo sviluppo dei paesi dell’Africa subsahariana.

Siamo dunque avviati sulla via dei Diritti e della Pace per tutti?

C’è un problema di fondo, che sta emergendo nettamente, anche se si fa di tutto per ignorarlo. Se è indubbio che la condizione degli ultimi sta lentamente migliorando, dall’altra parte del fronte c’è una classe internazionale di super ricchi, che non conosce confini di nazionalità o paese, che può nascondere le proprie ricchezze in paradisi fiscali esenti da qualsiasi tassazione, che ha visto moltiplicare per 300 volte le proprie fortune, sottraendo ossigeno vitale al resto degli abitanti del pianeta e trascinando la classe media internazionale al limite della povertà.

Questo fenomeno è visibile, in gradi diversi, in tutti i paesi.

La forbice tra i ricchi e i poveri si apre sempre di più.

Sono i misteriosi Signor Amazon, signor Google, Signor Exon Mobil, Signor Vodafone, azionisti e proprietari delle grandi multinazionali che divorano e accumulano ricchezze da capogiro.

Ma se queste risorse non vengono messe in circolazione si crea quello che sta succedendo oggi, ed è la più grande paura dei grandi mercanti del mondo, che paradossalmente hanno essi stessi contribuito a costruire con il loro grande successo: deflazione, ovvero troppe merci, pochi compratori.

E la lotta si fa dura.

La tendenza deve essere invertita, altrimenti non ci sarà Pace e Sicurezza per nessuno.

Festeggiamo la sconfitta dell’orribile Stato Islamico tra Iraq e Siria, ma non possiamo ignorare che si tratta solo di sintomi di una patologia ben più grave, che dal dopoguerra non ha fatto che incancrenirsi, la dobbiamo chiamare con il suo nome, ovvero la Grande Ingiustizia, come la definisce il nostro illuminato Papa Francesco.

La nostra piccola opera collettiva di investimenti nella cultura e nell’emancipazione di bambini e soprattutto bambine nel Sud del mondo è nella giusta strada per far crescere coscienza, consapevolezza e desiderio di giustizia. Un passo dopo l’altro, senza perdere la Speranza.

Buon 2018

La redazione

 

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